Uomini vittime di trauma, nascono i gruppi di auto mutuo aiuto del Vaso di Pandora
di Paola di Lazzaro.
I gruppi gratuiti e on line sono coordinati da Laura Pascucci, affiancata da Viviana De Rosa.
La dott.ssa Pascucci è una psicoterapeuta esperta di trauma, oltre che docente presso la scuola di specializzazione in Terapia Cognitivo Comportamentale dell’Istituto Beck.
Abbiamo intervistato le due conduttrici per farci spiegare meglio il funzionamento e gli obiettivi di questo nuovo progetto.
Fino allo scorso anno, infatti, i gruppi, gratuiti e anonimi, erano destinati alle sole donne vittime di trauma da abuso o violenza. Da quest’anno la stessa opportunità viene offerta anche a utenti uomini.
Che cosa sono i gruppi di auto-mutuo aiuto del Vaso di Pandora?
I gruppi di Auto Mutuo Aiuto di Pandora sono gruppi omogenei per genere che accolgono tutte le persone che hanno subìto un trauma e che ricercano un’opportunità di sostegno. Entrare a far parte del gruppo AMA di Pandora vuol dire essere accolto da persone che hanno in comune il dolore, la sofferenza e la solitudine e che desiderano uscire dal silenzio che spesso esperienze scioccanti impongono. Il fulcro del gruppo è l’unione tra pari che imparano così a non sentirsi soli, a ricevere comprensione e allo stesso tempo ad offrirla agli altri. I Gruppi AMA di Pandora sono supervisionati da due facilitatrici specializzate in Terapia Cognitivo Comportamentale, che hanno l’obiettivo di accogliere l’energia del gruppo in modo che significati e comportamenti trovino un risvolto positivo e funzionale per tutti, senza che la paura e l’aggressività prendano il sopravvento.
Qual è l’obiettivo di questi gruppi?
Tutti i partecipanti hanno esattamente lo stesso valore e ruolo nel gruppo, l’obiettivo è quello di ascoltare, comprendere, esprimere considerazioni rispetto alla propria esperienza e al proprio vissuto accogliendo senza giudizio l’esperienza dell’altro. Il gruppo AMA è come una palestra dove le persone possono allenare la loro sfera cognitiva ed emotiva nelle relazioni, attraverso il confronto con altre esperienze, in un clima di rispetto reciproco e fiducia. È così che nel gruppo la persona riconquista, a modo suo, il proprio valore e la propria identità dando di nuovo fiducia alla vita.
Altri due aspetti importanti che caratterizzano il gruppo sono: la libertà di esserci quando lo si vuole e il valore dell’apprendimento che dà una prospettiva di cambiamento nella vita. Il gruppo diventa quindi non solo uno spazio dove ci si apre alla condivisione e al confronto, ma anche un laboratorio dove si acquisiscono informazioni, conoscenze e pratiche utili ad arricchire le risorse individuali.
Bisogna avere dei requisiti specifici per iscriversi a questi gruppi?
A causa della diffusione del virus Covid -19, al momento stiamo aprendo solo gruppi a distanza, tramite la piattaforma zoom, quindi è possibile partecipare da qualsiasi città del mondo. L’unico requisito è saper comprendere e parlare la lingua Italiana. È molto semplice entrare a far parte del gruppo. Basta essere uomini, “sopravvissuti al trauma”, mandare una mail a info@ilvasodipandora.org e dare la propria disponibilità a partecipare al primo incontro utile. Il richiedente sarà contattato da una nostra volontaria per l’inserimento nel gruppo uomini. Se il richiedente è d’accordo, prima di entrare nel gruppo, le facilitatrici faranno un breve colloquio conoscitivo e condivideranno con il partecipante il regolamento comportamentale per presa visione. È possibile partecipare anche senza fornire alcun dato sensibile ma sarà indispensabile accettare il regolamento del Gruppo al fine di garantire il rispetto di tutte le parti.
Cosa si intende per vittime di trauma?
Quando parliamo di vittime di trauma ci si riferisce a trauma psichico e si utilizza spesso il termine di “sopravvissuto”. Chi ha subìto un trauma è una persona sopravvissuta a una situazione inattesa e imprevedibile, di estremo pericolo per se stessa o per altri, in cui ha sperimentato una totale perdita di controllo sull’evento, una forte sensazione di impotenza e assenza di possibilità di salvarsi, salvare o reagire per il proprio o altrui benessere. Alcuni esempi di vittime di trauma possono essere i reduci di guerra, terrorismo, persone perseguitate, ghettizzate, discriminate o emarginate (per etnia, religione, orientamento sessuale, peculiarità fisiche, caratteriali, o situazionali), persone abusate o molestate a livello fisico, emotivo e psicologico, prigionieri o sequestrati, sopravvissuti a catastrofi naturali o a gravi incidenti, malattie od operazioni chirurgiche.
Le esperienze traumatiche generano una serie di conseguenze a livello fisico e psichico, alterando in maniera significativa la qualità di vita di un essere umano. Purtroppo, proprio per via della sofferenza che il trauma provoca, sono tantissime le persone che decidono di non richiedere un aiuto specialistico e condurre un’esistenza improntata all’evitamento dei ricordi drammatici. Questo non consente di elaborare il proprio vissuto e canalizzare le emozioni che ne conseguono, in maniera costruttiva e funzionale. Il trauma è una vera e propria frattura psico-fisica che farà puntualmente sentire la propria voce generando sintomi invalidanti e compromettendo la qualità di vita di chi lo ha subìto.
Perchè si è deciso di separare i gruppi per genere?
Ancora oggi nel pensiero collettivo gli uomini sono considerati come i più forti, “quelli che non devono chiedere mai”, ma grazie anche a una cultura centrata sulla diversity l’interesse apre le porte in modo paritario a entrambi i sessi. Qualsiasi tipo di trauma può essere vissuto da entrambi i generi. Pensiamo alle vittime di abuso in età infantile e adulta, al bullismo, ai sopravvissuti di guerra o di atti terroristici, incidenti o catastrofi naturali come il terremoto. Purtroppo sono numerosi anche gli uomini che subiscono violenze dalle donne ma non denunciano.
Il gruppo per uomini nasce in risposta alla grave lacuna assistenziale rivolta agli individui di sesso maschile. Se, da un lato, le strutture a supporto delle donne infatti sono moltissime, dall’altro gli uomini si vedono spesso negato il diritto di essere aiutati. Ci teniamo a precisare che le vittime di trauma per noi sono tutte uguali e crediamo in una società che non operi alcun tipo di discriminazione: tutti/e hanno il diritto di ricevere supporto, senza alcuna distinzione.
Un gruppo solo per uomini offre l’opportunità di tirare fuori la voce, imparando a farlo senza timori o preconcetti, in un ambiente protetto fatto al maschile, dove proprio per la sensibilità dei contenuti trattati, è per noi importante far sentire ciascun partecipante membro del gruppo, parte fondamentale di storie dolorose ma comuni.
Come funziona praticamente un gruppo?
Il gruppo si riunisce una volta a settimana per circa 1h e 30′. Il giorno precedente vengono inviate le credenziali di accesso alla piattaforma zoom. Il gruppo si apre con una breve sintesi degli apprendimenti dell’incontro precedente e tutti i partecipanti vengono interpellati per condividere come è andata la settimana, pensieri, emozioni, sensazioni e comportamenti. Le facilitatrici forniscono per circa 30 minuti alcune informazioni teoriche utili anche ad acquisire sempre più consapevolezza del presente. Vengono inoltre insegnate delle tecniche bottom-up che, gradualmente e nel rispetto di ciascuno membro del gruppo, hanno lo scopo di ristabilire una connessione tra corpo e mente. Iniziare a sentire e risvegliare il corpo aiuta piano piano a percepire parti di esso ormai abbandonate, per integrarle nuovamente nel sè corporeo e ridare loro spazio nel presente.
Il gruppo si chiude dando la possibilità a chi lo desidera di condividere la propria esperienza nel qui e ora.
Qual è il ruolo di voi psicoterapeute durante gli incontri?
Il nostro ruolo è quello di facilitare le relazioni nel gruppo e garantire il rispetto delle regole. Il valore aggiunto della presenza delle facilitatrici sta nell’intercettare contenuti teorici e tecniche/pratiche da condividere e sperimentare in modo che i membri del gruppo possano arricchire il bagaglio di risorse personali e collettive a cui attingere nel momento del bisogno.
Immagino che una delle resistenze principali a iscriversi sia la privacy. Spesso le vittime di violenza fanno fatica a raccontare la propria esperienza anche privatamente a un terapeuta, farlo davanti a un gruppo può diventare ancora più complicato. Cosa vorreste dire a quelle persone che vorrebbero partecipare ma hanno paura a “uscire allo scoperto”?
In questa fase che i gruppi sono on line, ciascun partecipante è libero di entrare e uscire in qualsiasi momento. Se preferisce può partecipare senza video, in questo modo può prendersi del tempo per conoscere il gruppo. Non è necessario condividere il proprio nome, è possibile darsi un nickname. Scoprire che la persona che abbiamo davanti ci conosce e noi conosciamo lei, può avere il pregio di farci pensare che anche lei stia cercando aiuto e sia disposta a fornirlo come noi. “Non siamo soli” e, anche se abbiamo storie diverse, a unirci è la voglia di aiutare ed essere aiutati.
I gruppi si tengono esclusivamente on line?
Finchè non rientrerà la situazione di emergenza sanitaria legata al Covid-19, i gruppi saranno tenuti esclusivamente on line. Abbiamo già maturato l’esperienza di gruppi condotti a distanza e non abbiamo ravvisato segnali di non efficacia. La presenza fisica nella relazione del gruppo facilita la partecipazione e la comprensione empatica ma, a causa della diffusione del Covid-19, riteniamo fondamentale mantenere la distanza, per evitare rischi per la salute di tutti.
Ricordiamo come ci si iscrive?
Sia per uomini che per donne, scrivendo all’indirizzo info@ilvasodipandora.org