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Truth and Repair

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Truth and Repair

Il movimento #MeToo ha portato l’attenzione di tutto il mondo sulla violenza sessuale, ma se da una parte i media si sono focalizzati sul destino di un paio di abusanti famosi sottoposti a giudizio, si sa meno degli esiti che quegli stessi processi hanno avuto sui survivors di quegli abusi.

Il processo tradizionale non protegge, infatti, la maggior parte dei survivors; non è mai stato rivolto a loro. La rinomata esperta di trauma, Judith Herman, sostiene che i primi passi verso una migliore forma di giustizia consistano semplicemente nel chiedere alle vittime cosa renderebbe le cose il più giuste possibile per loro. In Truth and Repair, l’autrice si impegna all’atto radicale di ascoltare i sopravvissuti. Raccontando le loro storie, offre così una visione alternativa della giustizia come guarigione per le vittime e le loro comunità. Già in Trauma and Recovery, l’autrice sosteneva che la sofferenza delle persone traumatizzate fosse un problema non solo di psicologia clinica individuale, ma anche di giustizia sociale.

il disturbo da stress post-traumatico è stato riconosciuto come una diagnosi legittima negli Stati Uniti solo dopo che i veterani del Vietnam scagliarono le loro medaglie alla Casa Bianca e testimoniarono che, anche se erano tornati sani e salvi a casa, nelle loro menti erano sempre in Vietnam.

Anche la violenza sessuale è stata riconosciuta come una piaga mondiale, soprattutto dopo che le donne hanno ritrovato le loro voci nel movimento di liberazione femminile e dopo aver testimoniato i crimini quotidiani di stupro, violenza e incesto.

Se i disturbi traumatici sono afflizioni degli impotenti, allora l’empowerment deve essere un principio centrale della guarigione. Se il trauma crea vergogna e isola, allora la guarigione deve prendere posto nella comunità.

In Trauma and Recovery, Judith Herman ha tracciato l’andamento della guarigione dal trauma sostanzialmente in tre fasi. Nella prima fase, il survivor deve focalizzarsi sul compito complesso e impegnativo di stabilire la sicurezza nel presente, con l’obiettivo della protezione da future violenze. La sicurezza permette al survivor di guarire dal terrore che lo riduce a sottomettersi e gli consente di riguadagnare un senso di agency. Questo è, a sua volta, un prerequisito per l’ulteriore guarigione.

Nella seconda fase della guarigione, il survivor può rivivere il passato in modo da elaborare la sofferenza e dare significato al trauma. Non sarà mai più la stessa persona di prima, ma fuori da quel dolore può forgiare una nuova identità che non nega il passato ma che non permetta nemmeno che il passato la definisca del tutto.

Nella terza fase, il survivor può rifocalizzarsi sul presente e sul futuro, espandendo e approfondendo la relazione con una comunità più ampia e con il suo senso di possibilità nella vita. Permette di trasformare il significato del trauma donando la propria storia agli altri e unendosi tutti insieme per costruire un mondo migliore. Robert Jay Lifton la chiama la “missione del survivor”.

Negli ultimi anni, Judith Herman ha cominciato a contemplare l’idea di una quarta e ultima fase di guarigione, che è la giustizia. Se il trauma è davvero un problema sociale, e in effetti lo è, allora la guarigione non può essere semplicemente una questione privata, individuale. Le ferite del trauma non sono semplicemente quelle causate dall’abusante della violenza. Le azioni o le non azioni di chi resta a guardare causano spesso ferite ancora più profonde. Se il trauma deriva da una fondamentale ingiustizia, allora la piena guarigione deve richiedere una riparazione anche attraverso alcune misure di giustizia provenienti dalla comunità allargata.

Nel corso della guarigione, i survivor affrontano inevitabilmente questioni complicate in merito alla giustizia: possono osare raccontare le loro storie in pubblico e, se sì, può la loro verità essere riconosciuta dalla comunità? Il loro danno può essere riparato e, se sì, cosa è necessario? Come i survivors e gli abusanti possono andare avanti vivendo nella stessa comunità? Cosa implica considerare gli abusanti responsabili? La riconciliazione è auspicabile e, se sì, come la si può raggiungere? Come può la comunità fornire la sicurezza pubblica per prevenire danni futuri?

Herman suggerisce che i sopravvissuti a violenza, che sanno sulla loro pelle la verità che molti altri preferirebbero non sapere, possono aprire la strada a una nuova comprensione della giustizia. Il primo passo è semplicemente chiedere ai survivors cosa sarebbe giusto per loro – oppure il più giusto possibile. Questo rimanda alle cose ragionevoli da fare ma nella pratica è difficile. Ascoltare però può essere un atto radicale.

Riferimenti

  • Herman, J.L. (2023). Truth and Repair. How trauma survivors envision justice. Basic Books

Autore/i dell'articolo

Dott.ssa Antonella Montano

Dott.ssa Antonella Montano

  • Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
  • Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta
  • Fondatrice e Vicepresidente CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
  • Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy)
  • MBSR teacher. Expert Yoga Trauma teacher certificata Yoga Alliance®-Italia/International
  • Membro dell’IACP (International Association of Cognitive Psychotherapy)
  • Membro dell’ESTD (European Society for Trauma and Dissociation)

Dott.ssa Roberta Borzì

Dott.ssa Roberta Borzì

  • Componente del comitato scientifico della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
  • Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR.
  • Socio Fondatore CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.

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