Trauma Sensitive Yoga
Nell’ambito del trauma si è visto come lo Yoga, e più specificatamente una variante dell’Hatha Yoga, che si chiama Trauma-Sensitive Yoga (TSY) (Emerson, 2015), possa essere un intervento complementare per il PTSD e il C-PTSD. I sopravvissuti a un trauma rivivono la loro esperienza sul corpo giornalmente. In questo senso, il corpo diventa il loro nemico (van der Kolk, 1994). Sentono che il corpo li ha traditi nel passato e continua a farlo nel presente.
Molti sopravvissuti convivono con sensazioni fisiche e disturbi somatici percepiti come intollerabili, e tanti presentano anche delle marcate difficoltà nella regolazione delle emozioni. Soprattutto persone con storie di abuso infantile fisico o sessuale sperimentano il corpo come insicuro, cattivo, sporco o danneggiato, dal momento che è stato proprio il corpo a essere maltrattato e abusato. In alcuni casi, viene riferita una vera e propria disconnessione dall’esperienza corporea, come se il corpo fosse qualcosa “fuori controllo” o di estraneo. Tutto ciò rappresenta una forma di comunicazione del dolore passato, un dolore che si manifesta attraverso il corpo ma che, nella vita di tutti i giorni, non fa altro che alimentare e mantenere la sofferenza del sopravvissuto.
Uno studio di van der Kolk ha dimostrato come le donne che facevano il Trauma-Sensitive Yoga riportavano diminuzioni significative nella disregolazione emotiva e aumenti nelle attività di riduzione della tensione e dell’iperarousal corporeo (van der Kolk et al., 2014).
Un corso di 10 settimane di TSY si è visto essere associato a una diminuzione significativa dei sintomi del PTSD nei sopravvissuti al trauma con un PTSD complesso.
Il Trauma-Sensitive Yoga è risultato efficace sia nel caso di persone con diagnosi di PTSD e PTSD complesso, sia in persone resistenti al trattamento (Rhodes, Spinazzola e Van der Kolk, 2018). In una ricerca che ha coinvolto 60 donne che hanno partecipato a 10 incontri di Trauma-Sensitive Yoga, questo tipo di attività è risultata efficace non solo per il miglioramento della sintomatologia a breve termine, ma anche per effetti a lungo termine dopo un anno e mezzo.
Come sottolineato da uno studio condotto nel 2019 da Cochrane e collaboratori, 8 settimane di Trauma Sensitive Yoga offerto a un gruppo di giovani adulti di età compresa tra i 19 e i 29 anni e con diagnosi di ansia, depressione e/o PTSD, sono risultate efficaci nella riduzione della sintomatologia legata al trauma.
Esistono due modelli di Trauma-Sensitive Yoga: come parte integrante di una psicoterapia individuale, ad esempio la Terapia Cognitivo-Comportamentale, e come pratica a solo per individui o piccoli gruppi. Il Trauma-Sensitive Yoga offre opportunità relazionali uniche che sono particolarmente adatte a trattare il trauma complesso. Controllare quello che si fa con il proprio corpo nel contesto di una relazione di fiducia è particolarmente importante nel trattamento del trauma complesso perché la disregolazione associata al trauma infantile precoce è principalmente basata sul corpo. Ed è per questo che tale pratica a volte viene chiamata “il corpo come risorsa”.
Uno dei primi obiettivi del TSY è quello di aiutare gli individui semplicemente a tollerare di avere un corpo. Non viene chiesto loro di farsi piacere il proprio corpo, ma solo di sperimentarlo in un modo sicuro, in maniera intenzionale, portando l’attenzione ai processi motori, senza dover trarre alcun significato. Il TSY consente di aumentare quella che viene definita “enterocezione”, cioè la consapevolezza delle sensazioni che provengono dal corpo, prestando attenzione all’esperienza somatica per quella che è nel momento in cui emerge, per poter poi scegliere quale azione effettuare.
Il TSY, quindi, consente di processare il trauma secondo una modalità del tutto diversa rispetto ad altri interventi, poiché questo viene fatto in relazione a ciò che accade al corpo nel “qui e ora” senza dover trasformare quello che si sente in una storia, in un pensiero o in un’emozione collegata al passato o al futuro.
Facendo leva sugli aspetti che interessano il trauma e la guarigione da esso, il Trauma-Sensitive Yoga dovrebbe fare leva su questi aspetti (Abram, 2018):
- enfatizzare l’approccio bottom-up
- essere coerente con gli stadi della guarigione
- basarsi sui bisogni
- essere versatile piuttosto che prescrittivo
- avere come focus il corpo
- fare uso di stili e posture appropriati
- lasciare un posto speciale al respiro
Il TSY consente ai sopravvissuti di sviluppare le abilità di autoregolazione utilizzando il proprio corpo, che diviene quindi uno strumento per ritrovare calma e sicurezza (per esempio, attraverso gli esercizi di respirazione o i movimenti dolci appresi), e aumenta la capacità di osservazione e accettazione di quello che c’è in un determinato momento.
I partecipanti, divenendo più consapevoli di ciò che accade nel momento presente, vengono incoraggiati a sviluppare curiosità verso il proprio corpo e a prendersi maggiormente cura di loro stessi.
Riferimenti
- Abram, B. (2018). Teaching trauma-sensitive yoga: a practical guide. Berkeley, California: North Atlantic Books
- Cochrane, S., Merritt, K., Leon, A., Palacol, A. V., Siddiqui, S., Faris, D., & Barbic, S. (2019). Experiences of trauma-sensitive yoga among inner city youth: A mixed-methods feasibility study. Complementary Therapies in Clinical Practice, 35, 62-71
- Emerson, D. (2015). Trauma-Sensitive Yoga in Therapy. Bringing the Body into Treatment. Norton & Company
- Rhodes, A., Spinazzola, J., & Van der Kolk, B. (2018). Yoga for Adult Women with Chronic PTSD: A Long-Term Follow-Up Study. The journal of Alternatie and Contemplative Medicine, 22 (3), 189-196
- van der Kolk, B. (1994). The body keeps the score. Harvard Review of Psychiatry, 1, 253-265
- van der Kolk, B., Stone, L., West, J., Rhodes, A., Emerson, D., Suvak, M. & Spinazzola, J. (2014). Yoga as an Adjunctive Treatment for Posttraumatic Stress Disorder: A Randomized Controlled Trial. Journal of Clinical Psychiatry, 75(0)