Terapia senso motoria
L’assunto di base di questo approccio è che, per garantire il pieno recupero della vittima, si deve intervenire sulla fisiologia del trauma, quindi sulla disregolazione del sistema nervoso. E’ necessario, infatti, che il sistema nervoso impari a modulare e gestire l’arousal (attivazione) in modo più efficace, allo scopo di ridurre la sofferenza provocata da tale iper-attivazione o dal tentativo di difendersi da essa. Solo quando la traccia del trauma sarà scomparsa dal sistema nervoso la persona potrà capire che il trauma è davvero stato superato e che ora può considerarsi al sicuro.
Questo approccio di trattamento, tuttavia, non considera i pensieri e le emozioni come aspetti separati e distinti dal sistema nervoso, dal momento che prevede anche l’elaborazione cognitiva ed emotiva del trauma. Infatti, le reazioni senso-motorie non risolte, associate al trauma, condizionano i processi cognitivi ed emotivi, riducendo l’abilità di pensare chiaramente e/o di ricevere accurate informazioni dagli stati emotivi. A loro volta, i pensieri e le emozioni influenzano l’elaborazione somatica. Questo approccio, dunque, si focalizza sia sul corpo che sulla mente.
La psicoterapia senso-motoria consente di valutare e intervenire sui sintomi somatici del trauma, occupandosi direttamente del corpo per poi accedere alle funzioni cerebrali più primitive, automatiche e involontarie che sottostanno alle risposte traumatiche e post-traumatiche (Ogden et al., 2006). La persona impara a regolare l’iper-arousal (iper-attivazione) e l’insensibilità fisica, le esperienze corporee (ma anche cognitive ed emotive) associate al trauma in modo consapevole e contenuto, venendo incoraggiata a osservare e a descrivere in maniera attenta l’interazione tra pensieri, emozioni, sensazioni fisiche e movimenti corporei che si presentano nel qui e ora. La persona può così scoprire che le reazioni elicitate nella vita di tutti i giorni vengono alimentate dagli schemi cognitivi legati al trauma, che attivano le risposte difensive finalizzate alla sopravvivenza.
Lo studio di Langmuir e collaboratori (2012) ha mostrato l’efficacia di questo approccio nel recupero di donne con storia di abusi infantili, poiché a seguito del trattamento è stato riscontrato un miglioramento significativo negli indici relativi alla consapevolezza corporea, alla dissociazione e alla capacità di auto-tranquillizzazione.