Sapevate che i fantasmi sono solubili in acqua?
La maggior parte dei survivor beve mediamente meno di 200 ml di acqua al giorno. Perché?
Forse l’acqua potrebbe ricordare, insieme al latte o allo yogurt, lo sperma o altri liquidi organici. Si è visto anche in Europa che chi ha subìto un trauma beve principalmente il caffè, meglio se nero.
Uno studio pilota del prof. Bohus e collaboratori (2008) ha voluto misurare la frequenza di un’assunzione ridotta di liquidi (chiamata oligodipsia) in pazienti con disturbo borderline di personalità e verificare la presenza di una correlazione inversa tra oligodipsia e l’intensità dell’esperienza dissociativa. La maggior parte delle persone con DBP riferisce una storia traumatica, tanto che il disturbo rappresenta un predittore significativo della presenza di abuso sessuale infantile.
Si è visto che alcune pazienti con disturbo borderline di personalità mostravano una grave restrizione dell’assunzione dei liquidi. Si è ulteriormente evidenziato che le pazienti con tale restrizione spesso lamentavano concomitanti caratteristiche dissociative. Queste includevano disturbi della memoria (amnesia), alterazioni percettive e deficit di attenzione.
Questo studio pilota fornisce, dunque, una delle prime evidenze empiriche secondo cui alcune pazienti con disturbo borderline di personalità soffrono di una grave oligodipsia. Circa il 27% del campione beveva meno di 1lt di fluidi al giorno, adducendo come motivazione il “dimenticarsi di bere” o un “disgusto generalizzato”. Tali pazienti, inoltre, mostravano alti livelli di dissociazione. La disidratazione, infatti, cambia la capacità di rispondere emotivamente, attutisce le memorie traumatiche, anestetizza le emozioni. Si può ipotizzare un disturbo del bere, analogo a un disturbo del comportamento alimentare. Come reagirebbe una persona anoressica di fronte l’invito a mangiare un piatto di spaghetti?
Oltre a favorire le crisi dissociative, una ridotta assunzione di liquidi sviluppa anche gravi disturbi del sonno. Dal momento che si è disidratati si viaggia di notte, come si fa nel deserto, perché serve meno acqua e questo porta a invertire il ritmo giorno-notte. Dunque, vivere di notte per il corpo disidratato è più economico, costa meno fatica, da qui l’aspetto evoluzionistico di questa condotta.
Sarà interessante in futuro approfondire e verificare se una reidratazione dei pazienti disidratati con diagnosi di disturbo borderline di personalità possa portare a un miglioramento dei sintomi dissociativi e degli altri aspetti disfunzionali correlati.
Riferimenti
- Hoeschel, K., Guba, K., Kleindienst, N., Limberger, M., Schmahl C. and Bohus M. (2008). Oligodipsia and Dissociative Experiences in Borderline Personality Disorder. Acta Psychiatrica Scandinavia, 117 (5), 390-3Corso DBT-PTSD c/o Casa di Cura Villa Margherita, Vicenza, 15-16 ottobre, 3-4 dicembre 2016