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Rompere la negazione di aver subìto un abuso fa bene ai survivor e alle coppie

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Un modo efficace per rompere il pattern della negazione è semplicemente raccontare ciò che è successo a un altro essere umano. Inizia con qualcuno di cui ti fidi di più, come un terapeuta o un amico intimo. Dirlo ad altri membri della famiglia potrebbe non essere così facile, quando compi il tuo primo passo fuori dalla negazione. Una volta che dici agli altri dell’abuso e degli effetti che ha avuto su di te o sulla tua relazione, troverai più difficile ricadere di nuovo nella negazione. Potresti ancora non essere pronto a confrontarti con l’abusante (https://www.ilvasodipandora.org/?s=abusante), ma hai compiuto un passo significativo nel cammino della guarigione. Non puoi guarire un problema quando non riconosci la sua esistenza.

Contrattazione

Molti survivor preferirebbero dimenticare che l’abuso sessuale sia mai accaduto. Infatti, molte persone nelle loro vite, inclusi i membri della famiglia, suggeriranno loro di fare semplicemente questo. Potrebbero dire “È successo tanto tempo fa, perché non lo dimentichi semplicemente, e ci metti una pietra sopra? Perché devi trascinare fuori tutta quella vecchia roba un’altra volta?”. Nella maggioranza dei casi i survivors non desidererebbero altro che riuscire a farlo. Ma non funziona così, essi devono trovare qualche altra maniera, anche disfunzionale, di gestire la situazione.

Una volta che ti sei reso conto che non puoi semplicemente far andar via la tua consapevolezza dell’abuso sessuale, come fai a gestirlo? Alcuni provano a fare contrattazioni interne con loro stessi per cercare di gestire il dolore, ad esempio “Accetterò che sia successo, se non dovrò affrontarlo… mai!”. Oppure potrebbero provare a fare contrattazioni con il loro partner, specialmente attorno alla questione del sesso.

“Perché non possiamo semplicemente adottare un bambino e dimenticare il sesso per un po’?”

Contrattazioni come queste non sono affatto “contrattazioni” e solitamente finiscono per essere distruttive verso i survivors e verso la coppia. A volte anche i partner vorrebbero fare contrattazioni con loro stessi o con il survivor o con entrambi – qualunque cosa per ridurre il dolore! Un partner ha detto a sua moglie:

“Posso essere paziente se tu ti impegnerai di più ad affrontare il sesso”

 

Impazienza del partner

A volte queste contrattazioni interiori o esteriori non sembrano essere sufficienti. Alcuni/e partner si sentono molto impazienti e arrabbiati con il ritmo della guarigione. Nella loro rabbia potrebbero addirittura colpevolizzare il survivor per ciò che è successo. Un partner ha detto a sua moglie:

L’hai voluto tu! E’ per colpa tua che è successo. Avresti potuto fermarlo. Eri abbastanza grande da fermarlo” (Lei è stata stuprata ripetutamente a 14 anni mentre viveva in un orfanotrofio)

Questo tipo di atteggiamento non fa altro che intensificare il senso di colpa del survivor che già prova per quanto successo. Dobbiamo costantemente ricordare a noi stessi, a prescindere che siamo survivor o partner, che nessun bambino è responsabile per l’attività sessuale che ha avuto luogo con un adulto. L’adulto è l’unico responsabile. Non fa differenza se sia avvenuto a 4 o 14 anni. Si sa bene che i bambini a volte fanno esplorazione sessuale con altri bambini per soddisfare la loro curiosità sui propri corpi e sulle proprie funzioni corporee. Ma la curiosità non può essere usata come scusa da un adulto per giustificare l’attività sessuale con un bambino. Un adulto che “esplora” un bambino sta violando i confini di quel bambino e lo sta molestando. Includiamo qui, nella definizione di adulto, chiunque sia nella posizione del caregiver fidato. Questa definizione include anche le babysitter adolescenti.

Molti survivor si tormentano con sentimenti di colpa anche se non hanno ricevuto alcuna accusa da parte dei loro partner. Si chiedono se potrebbero aver fatto qualcosa per causarlo, o se non hanno fatto niente per provare a fermare l’abuso (https://www.ilvasodipandora.org/il-survivor-dovrebbe-confrontarsi-con-labusante/). Sentite l’angoscia dei survivor in queste affermazioni:

“Perché non l’ho detto a qualcuno? Se l’avessi detto prima, sicuramente si sarebbe fermato”

“Forse ho fatto qualcosa per causarlo”

“L’ho lasciato ritornare, se solo avesse smesso di picchiarmi. Volevo così tanto un po’ di amore e ho pensato che includesse anche questo”

Sì, i bambini hanno bisogno di amore. Tutte le persone ne hanno bisogno. Gli adulti talvolta possono convincere un bambino della bugia che un adulto che fa sesso con un bambino sia per amore. Mentre ci possono essere elementi di tenerezza o gentilezza nell’esperienza, è ancora molto lontana dal tipo di amore premuroso e supportivo di cui un bambino ha bisogno per crescere e maturare. Esperienze sessuali inappropriate in giovane età non soddisfano queste esigenze. Servono solo a confondere e distorcere la percezione del bambino. Lo feriscono psicologicamente.

Quando un/a partner colpevolizza il survivor per l’abuso o per non averlo fermato, si mette d’intralcio nella strada del progresso della guarigione. Quando il partner impaziente richiede che il survivor “dimentichi” semplicemente, non impedisce soltanto il processo di guarigione, ma lo rende peggiore anche per se stesso. Prolunga il dolore. Se l’impazienza del partner è troppo forte, il survivor potrebbe sentirsi non al sicuro e forzarsi nuovamente a sopprimere l’abuso, a tornare nella negazione, a fermare completamente il processo di guarigione. L’impazienza del partner è uno dei più grandi motivi per cui i survivor vogliono interrompere la propria guarigione. Hanno paura che il proprio partner non possa gestirla.

Riferimenti

  • Hansen, P.A. (2013). Survivors & Partners. Healing the Relationships of Sexual Abuse Survivors. Heron Hill Publishing

Autore/i dell'articolo

Dott.ssa Antonella Montano

Dott.ssa Antonella Montano

  • Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
  • Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta
  • Fondatrice e Vicepresidente CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
  • Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy)
  • MBSR teacher. Expert Yoga Trauma teacher certificata Yoga Alliance®-Italia/International
  • Membro dell’IACP (International Association of Cognitive Psychotherapy)
  • Membro dell’ESTD (European Society for Trauma and Dissociation)

Dott.ssa Roberta Borzì

Dott.ssa Roberta Borzì

  • Componente del comitato scientifico della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
  • Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR.
  • Socio Fondatore CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.

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