L’ansia nel trauma
Se hai avuto un trauma sicuramente conosci bene l’ansia perché la provi nel quotidiano. Il senso di tensione, nervosismo, paura, agitazione legato all’attivazione fisica è spesso anche accompagnato da un senso di preoccupazione e panico su quello che potrebbe accadere da un momento all’altro. L’attivazione del corpo, chiamata arousal o attivazione fisiologica, è quel generale stato di allerta che provi di fronte a una paura o all’ansia. La differenza tra la paura e l’ansia è che la prima è circoscritta perchè ha un oggetto specifico, mentre la seconda è diffusa, è uno stato di apprensione generalizzato.
L’ansia ha degli specifici sintomi sul nostro corpo e, per non sentirli o ridurli, tendiamo a mettere in atto un comportamento di evitamento.
Quest’ultimo, in coloro che hanno subito un trauma, non sarà solo verso situazioni o contesti esterni, ma anche nei confronti dell’esperienza interiore e delle memorie traumatiche. Si evitano per non provare quello stato di agitazione e irrequietezza così angosciante. Non bisogna, però, emettere un giudizio morale sull’evitamento ma, al contrario, comprenderlo in una prospettiva più ampia, perché chi ha subito un trauma ha imparato a non avere altra scelta e, dunque, ad evitare. Nell’ansia estrema, ad esempio negli attacchi di panico,le onde emotive si succedono una dopo l’altra, come se niente potesse fermarle. Da qui il desiderio di evitarle.
Le varie scuole di pensiero sulla psicologia del trauma hanno le proprie teorie su cosa ci sia dietro l’ansia. Alcuni terapeuti credono che l’ansia derivi dall’aver sviluppato una credenza di non essere in grado di difendersi dalle varie minacce e, più specificatamente, da quelle che colpiscono il corpo. Un altro punto di vista, molto interessante, è quello di Peter Levine: per lui l’ansia nelle persone abusate è il risultato del non essere stati in grado di attivare una risposta di difesa (attacco o fuga) nelle situazioni traumatiche e che, quindi, davanti a uno stimolo di paura o minaccia, le vittime sono rimaste immobili piuttosto che attivarsi e scappare o lottare. Il corpo però continua a ricordare.