La dissociazione secondo Van der Hart
Il ruolo centrale dell’intrusione nei disturbi dissociativi ha importanti implicazioni terapeutiche, anche per gli approcci, come l’EMDR, che usano la stimolazione bilaterale per elaborare il materiale mnestico immagazzinato in modo disfunzionale.
Van der Hart et al. (2006) hanno proposto una nuova terminologia che entra in risonanza con la comprensione dei pazienti della loro esperienza dissociativa. Questi autori ipotizzano che un evento traumatico separa la personalità pre-traumatica in parti distinte: una parte apparentemente “normale” (ANP) che continua ad adattarsi alle richieste della vita quotidiana ed è motivata ad apparire sana in modo da rimanere connessa agli altri; e una o più parti emotive (EP) che conservano le percezioni del trauma sotto forma di esperienze sensoriali che ritornano, come se il trauma stesse accadendo “proprio ora”. I sintomi intrusivi si verificano quando queste esperienze sensoriali del trauma pregresso, ossia le parti emotive, irrompono nella consapevolezza della ANP.
La parte apparentemente normale (ANP) teme le esperienze delle parti emotive (EP) e tende a resistere, evitare e/o dissociare l’intrusione dell’esperienza delle parti emotive in modo da mantenere la stabilità.
Le parti emotive (EP) sembrano far pressione per attivarsi o esprimersi. La persona infatti ha emozioni e flashback provenienti dalle EP e valutazioni di sé negative tipo “devo essere pazza”, “sono rovinato”, “non valgo niente”, “sono stupido” provenienti dalla ANP.
Queste azioni mentali che si oppongono tendono a essere attivate in modo stereotipato e si ripetono continuamente senza cambiare in risposta a stimoli interni o esterni che ricordano il trauma. Un certo grado di questo tipo di conflitto accade a molte persone in un certo momento della vita, ma se alcune hanno vissuto svariate esperienze traumatiche, la complessità di questo tipo di conflitto tra le parti dissociative può aumentare enormemente e portare a confusione sulla propria identità, ansia e depressione.