Il virus del trauma: diventiamo noi stessi il vaccino
Il virus del trauma: diventiamo noi stessi il vaccino
Paul Conti paragona il trauma a un’epidemia virale che dura da anni. Proprio come il Covid-19 ha impattato su tutti in tutto il mondo, anche il trauma è come un virus che colpisce molte persone. Alcune a morte, altre con sofferenze estremamente durature. Come nel caso del Covid, non si riesce a vedere il trauma, ma se ne vedono gli effetti, spesso silenziosi e insidiosi.
Quando colpisce qualcuno, un virus si replica e contagia un’altra persona: in questo modo comincia a diffondersi, spesso tornando anche indietro alla persona da cui è partito. Lo stesso accade anche per il trauma “virale”. Sfortunatamente, però, non ci sono vaccini per il trauma, e le prime valutazioni sulle conseguenze del trauma o sul trauma stesso sono tristemente carenti.
Fin quando impiegheremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per fronteggiare solo le conseguenze del virus del trauma, e non la prevenzione del trauma stesso, la nostra felicità e il nostro benessere rimarranno minacciati e lo sarà anche la nostra sopravvivenza.
Come è noto, il Covid ha profondamente cambiato il modo in cui sperimentiamo il mondo e ci relazioniamo con gli altri membri della comunità. Indossiamo mascherine quando siamo con gli altri, manteniamo la distanza fisica da loro (di solito due metri), ci chiediamo se possono esserci agenti infettanti, ci limitiamo a discussioni brevi e così via. Anche per prevenire il trauma potremmo fare tante cose, ad esempio la psicoeducazione ad alcuni traumi, come la violenza, il bullismo o traumi sessuali nelle scuole. Anche lo Stato, proprio come ha fatto per il Covid, potrebbe fare delle pubblicità progresso o delle campagne di sensibilizzazione.
Visto che, anche a seguito del trauma, possiamo soffrire di ansia e depressione ma, al contrario del COVID non se ne parla, visto che il trauma è un tabu, indossiamo metaforicamente delle maschere per relazionarci con gli altri, manteniamo distanza emotiva da loro, a volte evitiamo del tutto le persone che sembrano, a loro volta, essere depresse o ansiose oppure intratteniamo conversazioni brevi e a singhiozzo.
Una risposta saggia alla pandemia del trauma è mostrarsi più aperti così da diventare noi stessi il vaccino.
Riferimenti
Autore/i dell'articolo
Dott.ssa Antonella Montano
- Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
- Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
- Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta
- Fondatrice e Vicepresidente CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
- Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy)
- MBSR teacher. Expert Yoga Trauma teacher certificata Yoga Alliance®-Italia/International
- Membro dell’IACP (International Association of Cognitive Psychotherapy)
- Membro dell’ESTD (European Society for Trauma and Dissociation)
Dott.ssa Roberta Borzì
- Componente del comitato scientifico della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
- Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
- Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR.
- Socio Fondatore CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.