Il grido di attaccamento
Cosa fa per prima cosa un cucciolo di animale quando viene separato per qualsiasi motivo dalla sua mamma o da chi si prende cura di lui? Piange, urla, grida, vocalizza il dolore. Il grido di attaccamento ha la funzione di mobilizzare il genitore e di farlo tornare, in caso di allontanamento. Il pericolo percepito non è il rischio che arrivi un predatore ma la separazione. Il grido di attaccamento non è mediato dalla paura ma dal panico della perdita che è disorganizzante.
Davanti alla paura, infatti, ci si può organizzare: si può combattere, scappare, congelarsi; ma ciò non funziona con il panico perché esso è totalmente disorganizzante. Il grido di attaccamento, dunque, ha la funzione di richiamare qualcuno affinché ci protegga. E’ una difesa mobilitante perché si rivolge alla persona responsabile dell’accudimento e, immediatamente, attiva il suo sistema di cura. Quando sarà il sistema di accudimento del terapeuta a essere attivato, dal momento che i pazienti chiedono il suo aiuto, il suo compito non sarà quello di accudirli, ma di equipaggiarli di nuove competenze e capacità di esplorazione.
Un adulto che ha subìto un trauma dell’attaccamento, quando non riesce a raggiungere ciò che sta richiamando, può compiere atti autolesionistici fino ad arrivare a veri e propri tentativi di suicidio.
Da adulti, dunque, invece di rimanere in uno stato di frustrazione, possiamo imparare ad accogliere con compassione questo stato di panico e trovare anche da soli dei modi per calmarci e per elaborarlo.
Riferimenti
- Steele, K. (2016) Training intensivo sul trattamento dei disturbi dissociativi, Roma