Famiglie abusanti e trascuranti alla base delle gravidanze precoci: Intervista a Paolo Ferrara
A cura di Federica Rondino
Il 10 ottobre è stato presentato il sesto Dossier Indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” realizzato dal Terre Des Hommes. Il quadro che ne emerge è di un mondo in cui il gender gap è ancora un problema anche in Italia dove “ci stiamo perdendo l’altra metà del cielo”. Abbiamo intervistato Paolo Ferrara, Responsabile Comunicazione e Raccolta Fondi Terre des Hommes Italia e con lui abbiamo fatto chiarezza su alcuni dati.
Per ascoltare l’intervista completa clicca qui (www.spreaker.com/user/10172367/dossier-indifesa).
Dott. Ferrara ci può raccontare che cos’è il Dossier Indifesa e cosa è cambiato in questi sei anni?
Il Dossier Indifesa è un rapporto che Terre des Hommes (https://terredeshommes.it/) ha iniziato a stilare nel 2012 in occasione della “Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze”. Sentivamo il bisogno di fare il punto sui diritti violati delle bambine e delle ragazze perché ci siamo resi conto che stava sfuggendo all’opinione pubblica che la questione di genere fosse così profonda a tutti i livelli anche nell’infanzia. Abbiamo iniziato così ad affrontare temi drammatici come le mutilazioni dei genitali femminili, i matrimoni precoci e la violenza tra i bambini. Abbiamo indagato anche questioni come la schiavitù domestica e abbiamo provato a elaborare dati sull’istruzione. Ci siamo anche domandati quali effetti essi avranno sul futuro.
Il problema riguarda anche l’Italia e volevamo quindi capire quale fosse la situazione di genere anche nel nostro Paese. Non tutto è negativo: ci sono dati positivi come la diminuzione del gap nell’istruzione primaria e secondaria, ma non per l’istruzione superiore. Quando abbiamo iniziato ad analizzare i dati sul gender gap nel 2001 c’era una situazione di partecipazione delle ragazze della scuola secondaria 50 milioni più bassa rispetto ai maschi. Questo dato si è ridotto negli anni e la forbice nella scuola primaria e secondaria si è quasi azzerata. Il dato non si è azzerato per l’istruzione superiore. Proprio attraverso l’istruzione per bambini e ragazze si apre la possibilità di conoscere i propri diritti e gestire il proprio futuro. Ancora oggi però sono 130 milioni le ragazze che non vanno a scuola. Questo dato è alto soprattutto nei paesi poveri. Spesso a queste giovanissime donne la vita presenta il conto di un matrimonio precoce o la cura dei fratelli più piccoli.
Per molte ragazze inoltre la scuola è un posto meno sicuro perché al suo interno si consumano violenze tra pari, ma anche fatte dai docenti. Bisogna anche ricordare che ci sono anche scuole senza servizi igienici. Come dicevo, alcuni dati purtroppo non sono in diminuzione come mutilazione genitali femminili (200milioni di donne) che porta con sé conseguenze sia fisiche che psicologiche. Se non si riuscirà a intervenire in maniera decisiva avremo altri 86milioni di bambini e ragazze sottoposte a mutilazioni genitali.
Un altro problema ancora forte è la presenza di matrimoni e di gravidanze precoci. Secondo i dati della Banca Mondiale, i matrimoni precoci tolgono 26 miliardi di dollari di prodotto interno lordo. Per quanto riguarda le gravidanze precoci, l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che tra i 15 e i 19 anni le complicanze legate ai parti sono la principale causa di morte tra le ragazze.
Le gravidanze precoci sono un problema anche italiano.
Si, i dati italiani ci dicono che tra le 18 e le 20 mila ragazze ogni anno hanno una gravidanza precoce. Un dato stabile, ma in aumento da qualche anno. Le gravidanze precoci sono spesso legate a famiglie abusanti e/o famiglie trascuranti in cui le bambine sono abbandonate a se stesse.
Questo dato si unisce a un altro drammatico: la scarsa partecipazione femminile alla vita lavorativa. Il 35% delle ragazze in Italia non si forma e non lavora. Questa percentuale è il doppio della media europea fatta eccezione della Grecia. Così facendo il nostro Paese si sta perdendo l’altra metà del cielo.
Dal Documento emerge come tra i giovani del nostro Paese sia ancora molto diffusa l’idea che la violenza avvenga nelle “famiglie senza educazione o molto povere” (39% dei maschi). Inoltre è radicato il concetto, soprattutto nei giovani maschi, che i panni sporchi si lavano in casa e nessuno si può intromettere (il 34,3% dei giovani maschi ha dichiarato che “nessuno ha il diritto di intromettersi” in quello che succede nella coppia). Come si può e si deve intervenire?
Sì, è quello che noi chiamiamo l’alibi della violenza. I ragazzi mettono in atto il tentativo di allontanare da sé e dalle proprie famiglie la violenza. Volendo relegare la violenza a famiglie povere, marginali in cui ci sono problemi di alcool / droga o squilibri psichici. Sappiamo però che la violenza non ha ceto sociale. La violenza di genere è trasversale ed è frutto di una cultura maschilista che per quanto cerchiamo di allontanare da noi è presente. Questo lo si evince anche da un altro dato: il 44% dei maschi intervistati non ha problemi a dire che deve essere l’uomo a dirigere la famiglia. Questo è un elemento davvero drammatico, questo è uno scoglio per un Paese più equilibrato.
Come si può intervenire?
Prima di tutto ascoltando. Noi di Terre des Hommes abbiamo iniziato a sentire i ragazzi e le ragazze attraverso i questionari. Da quest’anno abbiamo messo in campo un intervento nuovo. Oltre a coinvolgere i ragazzi nell’elaborazione dei questionari, abbiamo dato vita a progetti in cui gli stessi ragazzi/e sono la redazione di web radio in cui si affrontano i temi della violenza di genere, dell’abuso, del sexism e del cyber bullismo. Sono loro che organizzano i talk show, fanno inchieste e realizzano spot sociali. Ragazzi e ragazze che lavorano insieme. Bisogna aprire con le nuove generazioni il contatto emotivo: se non lo si fa, non si raggiunge nulla.
Il luogo più pericoloso, in cui si consumano la maggior parte delle violenze continua a essere la casa. Ci può dare qualche dato?
Il dato lo forniamo rielaborando i dati che da qualche anno ci vengono dati in anteprima dal Comando Interforze della Polizia di Stato. Monitoriamo i dati dei reati commessi sui minori. Quelli che arrivano sono solo la punta dell’iceberg perché sappiamo che sono una piccola parte i casi che arrivano a processo.
Nel 2016 abbiamo il numero più alto di casi da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati: 5 milia 383 minori (6% in più del 2015) hanno subito violenze, di questi cui il 60% sono bambine. Un dato che è aumentato moltissimo negli ultimi 10 anni è quello relativo al maltrattamento in famiglia dei fanciulli: sono 1600 le vittime (12% in più dell’anno precedente).
La famiglia rimane il luogo più pericoloso. Spesso chi commette violenza su una donna la commette anche sui bambini. Questo dato drammatico in crescita però potrebbe essere anche letto come un aumento di consapevolezza che quello che accade in famiglia non è solo una cosa che riguarda la famiglia, ma può essere denunciato. Fino a poco tempo fa, la violenza effettuata su donne e bambini da un maschio non si riusciva a denunciare perché si aveva paura; inoltre era anche la famiglia allargata che ti impediva di mettere a rischio la famiglia denunciando la famiglia. Altre ricerche dicono che il crescere della violenza può essere causato da una maggiore ansia sociale.
Ci sono dati che non possono però essere letti in maniera ambigua: sono quelli riguardano la pedopornografia e gli abusi sessuali.
I dati che riguardano questi reati o sono in aumento o sono costanti, ma comunque segnalano sempre un 80% in cui le vittime sono bambine e ragazze.
Ci sono anche altre violenze in aumento e di cui si parla poco come il Chemical Abuse. Questa forma di violenza vede coinvolti maggiormente i maschi. (Nel Dossier Terre des Hommes 2016 su “Maltrattamenti sui bambini: una questione di salute pubblica” è stato riscontrato che, per esempio, Presso il Centro dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova sono stati svolti, negli ultimi 5 anni, più di 90 ricoveri specifici per maltrattamento all’interno della struttura. Il 9% era per Chemical Abuse).
Questo segnala uno sfilacciamento della tenuta famigliare. Un elemento su tutti: l’Italia dice di avere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, ma alla fine, a livello di risorse, mette in campo meno strumenti di quelli necessari per dare davvero ai nostri ragazzi un futuro migliore.
«Il futuro del mondo sarà determinato dal destino delle ragazze di dieci anni»: quale futuro stiamo costruendo e cosa possiamo fare per migliorarlo?
Il futuro potrebbe non essere drammatico. Non basta però costruire le leggi: bisogna trasformarle in cultura, in sistema di valori condivisi. Se si riuscirà a fare, non sarà più una sfortuna nascere femmine.