EMDR: che cos’è? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Isabel Fernandez Presidente dell’EMDR Italia
Il cervello ha una capacità innata di rielaborare gli eventi traumatici, ma non sempre ci riesce. Si rimane così sensibilizzati a quanto accaduto. Gli eventi rimangono nella nostra mente, spesso come immagini, e giungono a noi improvvise e con conseguenze gravi per il nostro stato emotivo e psicologico. L’EMDR è un approccio terapeutico che usa il movimento oculare o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra al fine di far perdere la carica emotiva negativa ai ricordi traumatici. Nel 2013 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto questo trattamento come efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.
Per parlarne e capire di più abbiamo incontrato la Dott.ssa Isabel Fernandez Presidente dell’Associazione EMDR Italia ed EMDR Europe.
Gentile dott.ssa ci può spiegare che cos’è una terapia EMDR?
L’EMDR è un trattamento per risolvere le conseguenze di un’esperienza di grande impatto emotivo per la persona, per la sua identità, per la sua autostima come una violenza. Quando si vivono questi tipi di eventi abbiamo bisogno di smaltire lo stress conseguente all’evento. Si rimane sensibilizzati a quanto accaduto. Spesso abbiamo continuamente le immagini di cosa è accaduto e/o viviamo in uno stato perenne di allerta.
L’EMDR lavora sulle capacità innate che ha il cervello di elaborare lo stress e le sue conseguenze. In alcune situazioni infatti il cervello non riesce a rielaborare da solo. L’EMDR agisce in questo caso aiutando l’attivazione delle capacità naturali del cervello di elaborare lo stress e di recupero.
Come si svolge una terapia con EMDR?
Si identificano le immagini e le emozioni legati ai ricordi dei momenti di maggior stress, i momenti peggiori dell’esperienza traumatica – come un incidente, una violenza, ma anche un evento di vita quotidiana.
Una volta che abbiamo sperimentato qualcosa, soprattutto se è stato negativo o doloroso, rimane il ricordo con tutti gli aspetti dell’esperienza. Con l’EMDR lavoriamo sul ricordo, sull’immagine peggiore, su cosa la persona si dice di negativo riguardo a se stessa, sulle emozioni e si fa una stimolazione. Vengono fatti muovere gli occhi al paziente da destra a sinistra per qualche secondo.
Si fa questo tipo di stimolazione mentre il paziente è concentrato sul ricordo, sull’immagine, sull’emozione e man mano che si fa questa stimolazione questi aspetti iniziano a essere più lontani, meno carichi di emozioni negative. Comincia un processo spontaneo e naturale di desensibilizzazione.
Cosa si fa una volta desensibilizzati?
Quando il ricordo è desensibilizzato, cioè quando non provoca più lo stesso livello di sofferenza, si va a rafforzare l’io. Si chiede cosa si può dire di positivo di se stessi come per esempio: “io non sono quello che è accaduto” ,“io valgo”. Il paziente si sente così più forte e più centrato su di sé. Il ricordo perde le emozioni negative, mentre la parte più sana della persona viene rafforzata.
Se non si hanno dei ricordi, ma delle sensazioni, come si agisce?
L’EMDR lavora anche su questo. Prima di iniziare con l’EMDR si deve conoscere la persona e la sua storia. Se non ci sono ricordi, si cerca di capire le sensazioni, le emozioni e si cercano i collegamenti con eventi che possono essere avvenuti.
Quanto è importante lavorare non solo sulla vittima, ma anche sul gruppo sociale?
E’ importantissimo è lavorare non solo sul singolo ma anche su tutta la famiglia della vittima. In alcune situazioni, per esempio dopo un evento che ha colpito addirittura tutto un gruppo, per esempio una classe a scuola dopo un suicidio di un compagno, si può lavorare con EMDR su tutta la classe in gruppo.
Esiste un trattamento specifico per i bambini che hanno assistito a episodi di violenza?
Sul minore va fatto un lavoro specialistico di routine. Un bambino non diventa sintomatico subito dopo un evento traumatico, ma lo può diventare successivamente. Il bambino può quindi portarsi con sé dei fattori di rischio. Quando si assiste alla violenza sulle figure di accudimento ci sono delle reazioni da stress (per esempio secrezioni a livello endocrino) che vanno ad incidere sull’equilibrio funzionale e sullo sviluppo. Da punto di vista neurobiologico queste secrezioni rimangono croniche. Spesso la violenza domestica è ripetuta e quindi si attiva uno stato di allerta di stato da stress cronico. Con l’EMDR si interviene anche a livello neurofisiologico e neurobioligico. Da quello che dice la letteratura: assistere a violenze sulle figure di accudimento è uno degli stress più grandi e più disorganizzanti che si possono avere e che hanno delle conseguenze anche in età adulta.
Alcuni bambini arrivano da noi per alcuni disturbi come alimentazione selettiva, problemi di apprendimento etc.. Poi andando a verificare bene la storia di famiglia, si capisce che il bambino è stato spettatore di violenza. Ci sono vari tipi di violenza come la violenza psicologica che è molto dura per la mente di un bambino. Chi è violento in questo modo in famiglia, in realtà fa una violenza continuativa e complessa.
Crede che un’associazione come il Vaso di Pandora sia utile?
Si. Diffondendo la conoscenza e usando un linguaggio rivolto alle persone si aiuta a pensare e a capire che si può chiedere aiuto. Non devono parlare solo gli esperti, ma soprattutto chi è stato vittima, per condividere la propria esperienza e per non sentirsi soli. Inoltre con uno spazio come il forum le persone possono identificarsi e sentirsi aiutati.