Disturbo dissociativo dell’identità e abuso sessuale infantile
Quando nell’infanzia si è esposti a esperienze traumatiche gravi e prolungate, come l’abuso sessuale, può insorgere il disturbo dissociativo dell’identità (DID – Dissociative Identity Disorder).
La dissociazione, intesa come fuga dalla piena consapevolezza di quello che sta accadendo, rappresenta un meccanismo difensivo per il bambino che viene abusato. Secondo alcuni autori, per esempio, la negazione e il rifiuto dell’esperienza traumatica spingono il bambino a “credere” che quella terribile esperienza non stia accadendo a lui ma a un’altra persona (p.e., a un compagno immaginario). Con il passare del tempo, questa strategia di fronteggiamento viene usata per superare ogni situazione percepita come pericolosa e fonte di sofferenza, causando il DID in età adulta. Nelle persone affette da questo disturbo, dunque, la dissociazione continua dopo l’esperienza traumatica e produce una distruzione dell’identità, per cui si sviluppano distinti stati di personalità. Le personalità sono caratterizzate da marcate differenze nel comportamento, memoria, percezione e cognizione (Tomlinson & Baker, 2019).
Cos’è il DID
Per DID si intende una condizione in cui la persona può presentare due o più identità o stati di personalità che si alternano tra di loro e che sono connotati da caratteristiche completamente diverse, come il nome, il tono di voce, la gestualità, il temperamento, l’immagine di sé, ecc. Le persone sentono il proprio corpo diverso, come se non fosse più il loro ma, per esempio, quello di un bambino, di una persona del sesso opposto o di un’altra etnia, e percepiscono di non averne il controllo.
Ciascuna delle identità, di volta in volta, prende il controllo dei pensieri, delle emozioni e del comportamento. Le diverse identità hanno sistemi di funzionamento organizzati separatamente, ognuno con una propria prospettiva del mondo, consapevolezza ed esperienza di sé, ricordi, senso di agentività (capacità di agire attivamente per raggiungere uno scopo), desideri.
Sintomatologia
Le caratteristiche generali del disturbo sono l’esistenza di identità dissociative, confusione e alterazione tra le diverse personalità, amnesia, esperienze di depersonalizzazione e derealizzazione.
I sintomi con cui si manifesta il DID sono:
- sensazioni di distacco dal proprio corpo e dai propri pensieri;
- frequenti vuoti di memoria;
- incapacità di ricordare una parte della propria infanzia;
- incapacità di spiegare alcuni eventi (p.e., trovarsi in un posto senza ricordarsi come ci si è arrivati o scoprire di avere nell’armadio dei vestiti nuovi che non si ricorda di aver comprato);
- improvvise percezioni di rivivere l’evento traumatico (flashback);
- allucinazioni, che sono delle esperienze sensoriali non reali, come sentire delle voci (p.e., la voce di un bambino, dei pianti, ecc.) che provengono dall’esterno o dalla propria mente;
- tentativi di suicidio o atti di auto-lesionismo.
Inoltre, si possono accompagnare anche altri problemi: depressione, attacchi di panico, disturbi alimentari, disturbi del sonno (come insonnia e/o incubi), disfunzioni sessuali, ecc.
Le persone con DID hanno dei frequenti vuoti di memoria su dei periodi (p.e., infanzia, adolescenza) o su degli eventi specifici (p.e., il matrimonio, la nascita di un figlio) della loro vita. A volte non ricordano anche delle procedure/operazioni consolidate (come leggere, guidare, usare il computer, ecc.) o scoprono di aver compiuto delle azioni senza ricordarselo (APA, 2013).
Per fare un esempio, una persona che era consapevole di dove si trovava e di cosa faceva mentre saliva in macchina per andare a casa dopo il lavoro, un attimo dopo “scopre” di essere davanti casa sua e di aver già parcheggiato la macchina, senza avere alcun ricordo di aver guidato per 20 km e di essere già arrivata a destinazione (Vogelsang, 2010). E questo diventa rilevante quando è reiterato nel tempo.
Conseguenze del DID
Gli studi condotti in vari Paesi hanno consentito di stimare che l’incidenza del disturbo si aggira attorno al 3,5% tra i pazienti ricoverati in strutture psichiatriche, 2-3% nei pazienti ambulatoriali e 1% nella popolazione generale (Sar et al., 2017). L’abuso infantile viene riportato nel 90-100% dei casi (p.e., Kruger & Fletcher, 2017). I sopravvissuti a traumi infantili che presentano sintomi dissociativi hanno riferito di aver subìto: abuso sessuale (57.1%-90.2%), emotivo (57.1%), fisico (62.9-82.4%) e trascuratezza, o in termini tecnici neglect (62.9%; Sar, 2011).
Per le persone che presentano queste forme di dissociazione la vita di ogni giorno diventa caotica e fonte di spavento/preoccupazione. Anche quando tendono a minimizzare l’impatto dei sintomi sulla propria vita e sul funzionamento quotidiano, il disturbo incide molto soprattutto nell’ambito relazionale, familiare e coniugale, ancor di più che sull’ambito occupazionale e professionale (APA, 2013).
I pazienti con DID spesso si sentono diversi, soli, sperimentano senso di estraneità perché pensano di essere gli unici nel mondo a vivere una simile condizione, sono certi che mai nessuno li potrà capire. Dati sperimentali, infatti, hanno mostrato che le persone con DID e con PTSD presentano simili livelli di vergogna, senso di colpa, rabbia e paura, ma che quelle con DID presentano più alti livelli di alienazione auto-percepita, associati alla sensazione di essere soli, disconnessi e diversi (De Prince et al., 2015).
Secondo la teoria della dissociazione strutturale della personalità, il DID è la forma più complessa di dissociazione che può presentare un individuo traumatizzato e l’approccio d’intervento raccomandato è il trattamento a più fasi della dissociazione strutturale.
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Riferimenti
- American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C.: American Psychiatric Association.
- De Prince A.P., Huntjens R.J.C. & Dorahy M.J. (2015). Alienation appraisals distinguish adults diagnosed with DID from PTSD. Psychol Trauma, 7(6): 578-582.
- Kruger C. & Fletcher L. (2017). Predicting a dissociative disorder from type of childhood maltreatment and abuser-abused relational tie. J Trauma Dissociation, 18(3): 356-372.
- Şar, V. (2011). Epidemiology of dissociative disorders: An overview. Epidemiology Research International. DOI: 10.1155/2011/404538
- Sar V., Dorahy M.J. & Kruger C. (2017). Revisiting the etiological aspects of dissociative identity disorder: a biopsychosocial perspective. Psychology Research and Behavior Management, 10: 137-146.
- Tomlinson K. & Baker C. (2019). Women’s Auto/Biography and Dissociative Identity Disorder: Implications for Mental Health Practice. Journal of Medical Humanities, 40: 365-387.
- Vogelsang, T.K. (2010). Dissociative identity disorder: The mystery surrounding its etiology and its connection to satanic ritual abuse. Adler Graduate School, Richfield, MN.