Codipendenza nelle relazioni
Le relazioni codipendenti non sono costituite da persone interconnesse e possono causare spesso dei problemi. Le relazioni tra persone sono sane quando sono interconnesse. In una relazione interconnessa, ogni persona ha i propri bisogni soddisfatti e desidera soddisfare i bisogni dell’altra persona.
Nelle relazioni codipendenti, i bisogni di una persona soddisfatti dall’altra non sono sani o sono inappropriati. Uno degli scenari più comuni della codipendenza è l’etilista che viene regolarmente fornito di alcool dall’altra persona con cui è in relazione, anche se l’etilista può diventare verbalmente o fisicamente abusante quando alterato.
La domanda allora è “Come mai quella persona continua e persino supporta un tale comportamento? Cosa è successo nella vita di quella persona per cui ha questo comportamento?”. La risposta è da ricercarsi nella codipendenza e molto spesso un abuso emotivo è alla base di un rapporto reciproco di dipendenza .
Le persone emotivamente abusate, infatti, si trovano in relazioni di codipendenza per soddisfare un bisogno, anche se il bisogno è quello di fornire un altro drink. Inoltre, anche se una relazione è codipendente, diventa utile in qualche senso, seppur in modo malsano, perché fa star meglio il survivor. L’abuso emotivo, infatti, lascia spesso cicatrici sul proprio senso di valore .
Chi ha subìto un abuso, come sappiamo si sente non meritevole di essere amato. In una relazione di questo tipo i codipendenti, spesso esprimono l’importanza del partner, specialmente quando questo dà quello che serve (alcool, droga, ecc.).
Per sentirsi di valore, anche se con comportamenti inappropriati o dannosi, la persona emotivamente abusata entra o continua a stare in una relazione di codipendenza non sana. In questo modo si sente validata e utile.
Colui che abusa emotivamente lo fa sostituendo il proprio controllo su quello della vittima. Quest’ultima non si fida più di se stessa ma piuttosto permette all’abusante di esercitare un’indebita influenza sui suoi pensieri e azioni. L’abusante diventa, sostanzialmente, parte del survivor, lo controlla e controlla anche il suo modo di considerare sé e il mondo. I confini tra dove comincia la vittima e dove l’abusante sono confusi.
Riferimenti
- Jantz, G.L. (2009). Healing the scars of emotional abuse. Revell
Autore/i dell'articolo
Dott.ssa Antonella Montano
- Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
- Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
- Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta
- Fondatrice e Vicepresidente CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
- Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy)
- MBSR teacher. Expert Yoga Trauma teacher certificata Yoga Alliance®-Italia/International
- Membro dell’IACP (International Association of Cognitive Psychotherapy)
- Membro dell’ESTD (European Society for Trauma and Dissociation)
Dott.ssa Roberta Borzì
- Componente del comitato scientifico della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
- Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
- Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR.
- Socio Fondatore CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.