Ho fatto la spia
Joyce Carol Oates ha 82 anni ed è ad oggi una delle più grandi e prolifiche scrittrici americane viventi, già vincitrice di un Pulitzer col bellissimo Acqua nera, dove rivedeva un celebre caso di cronaca che coinvolse il Senatore Ted Kennedy. Lì la Oates raccontava la parabola della giovane assistente di Kennedy, l’idealista Elisabeth, morta in un tragico incidente le cui cause, omissioni, conseguenze e insabbiamenti erano metafora perfetta di una certa società politica americana.
La Oates ha sempre raccontato le donne – basti pensare al magnifico Ragazze cattive – le loro battaglie, la loro quotidianità, l’essere sempre schiacciate da convenzioni e regole sociali inattaccabili, da violenza, maschilismo e discriminazione. Questo suo ultimo romanzo, Ho fatto la spia, è la grande conferma di un’autrice e delle tematiche che l’hanno resa celebre.
My Life as a Rat è il titolo originale del libro, “La mia vita da topo”. E una vita da topo, “topaccio”, è quella di Violet Rue, ultima di 5 fratelli, adorata e coccolata, la preferita del papà, la cui vita perfetta viene spezzata il giorno in cui inavvertitamente si lascia andare alla debolezza di confessare alla maestra di scuola quello che ha visto. Ovvero i fratelli maggiori rientrare a casa nel cuore della notte, lavare e seppellire una mazza da baseball sporca di sangue, confessando fra sommesse e mostruose risa la loro ultima bravata: il massacro a colpi di calci, botte e mazzate di un giovane studente di colore.
Violet Rue è una ragazzina e inizialmente si compiace di non essere lei l’oggetto della colpa: “è questo il nauseante segreto della famiglia: ti ritrai terrorizzata dai colpi di un genitore eppure, se non sei tu il bersaglio di quei colpi, ti gonfi di una specie di abietto orgoglio. Mio fratello e non io. Lui, di conseguenza non io”.
Violet Rue è felice di essere amata, l’oggetto delle attenzioni di tutti – “rinunci a qualsiasi dignità quando vuoi essere benvoluta, amata” – e tutti la circondano e le ricordano che deve custodire quel segreto a costo della vita, che la famiglia non si tradisce mai, i panni sporchi si lavano in casa anche quando il ragazzo muore nel suo letto d’ospedale due settimane dopo il massacro.
Ma Violet Rue ha un istinto che ancora non conosce e non sa di avere, quello per la giustizia e per la verità e un giorno questo istinto le fa dire quello che mai avrebbe dovuto. E la sua vita finisce quel giorno. Allontanata dalla famiglia dai servizi sociali. Rinnegata dal padre e dalla madre, che decidono di non vederla mai più e la mandano a vivere da una lontanissima zia. Nessuno la vuole più. La sua è una vita da “topaccio”, da reietta. Una reietta che ha avuto l’inconsapevole coraggio di fare la cosa giusta. E se per un lungo tempo della sua vita Violet Rue penserà di meritare il peggio, inclusi gli abusi del suo insegnante e le ambigue attenzioni dello zio, è col tempo che maturerà la consapevolezza di un mondo maschile violento che ha costruito le proprie fondamenta sul silenzio e sulla paura delle donne: “Tutto questo è la prerogativa del maschio. L’avevi scoperto guardando dalla porta i tuoi fratelli che giocavano ai videogame. Uccidi! Uccidi! Uccidi il nemico! […] Avidamente l’uomo ascolta il silenzio della tua paura che è una specie di riverenza, un riconoscimento del suo potere”.
Così la Oates ci porta nella vita di Violet Rue, nella sua vita da rifiutata, non amata, respinta, abbandonata, nella sua vita da vittima. Un romanzo claustrofobico, incalzante, amaro che racconta di ingiustizie, di disuguaglianze di genere e di razza, di maschilismo e violenza, ma che lascia aperta la porta della speranza e del riscatto e dove i personaggi maschili non sono tutti uguali ma, anch’essi, capaci di farsi portatori di giustizia, verità e cambiamento.
“Il mio desiderio è vivere una vita in cui le emozioni arrivino lentamente, come le nuvole in un giorno senza vento. Vedi la nuvola che si avvicina, contempli la sua bellezza, la guardi passare, la lasci andare. Non ti soffermi su quello che hai visto, non lo rimpiangi. Ti accontenti di sapere che una nuvola identica non arriverà più, a prescindere da quanto sarà bella, speciale. Non piangi la sua perdita”.
HO FATTO LA SPIA (My Life as a Rat) di Joyce Carol Oates
Editore: La nave di Teseo – Collana: Oceani
Anno edizione: 2020 – Pagine: 416
Autore: Margherita Chiti