Effetti traumatici dell’attaccamento disorganizzato
La mancanza di regolazione fisica ed emotiva, durante la prima infanzia, e le minacce alla sopravvivenza, quando perpetuate nel tempo, compromettono seriamente la possibilità di instaurare relazioni costruttive e creano quello che viene chiamato attaccamento disorganizzato .
Se un bambino deve preoccuparsi della propria sopravvivenza, non riesce a sviluppare la capacità di costruire legami emotivi affidabili con i caregiver. Questi legami, e il conseguente senso di sicurezza che forniscono, sono stati descritti da alcuni studiosi come “attaccamento” relazionale.
Un senso sicuro di attaccamento non solo fornisce comfort e nutrimento al bambino in crescita ma gli consente anche di acquisire l’abilità di essere riflessivamente consapevole di sé.
Gli esseri umani appena nati hanno vari sistemi innati di autoregolazione fisica, quali la suzione, la deglutizione, il respiro, la termoregolazione, la vocalizzazione.
I processi innati di autoregolazione dipendono dalle aree primitive del cervello e mettono il corpo nelle condizioni di adattarsi costantemente ai cambiamenti dell’ambiente circostante. Questi processi, che si sviluppano in età infantile, sono anche il fondamento di funzioni autoregolatrici più complesse, il cui affinamento favorisce abilità quali problem solving, grosso-motorie e sociali ma anche di controllo degli impulsi.
I neonati sono vigili, prestano un’attenzione selettiva al cambiamento dell’ambiente sensoriale e assimilano gli schemi. Il contatto con il caregiver è vitale in quanto rafforza il controllo motorio, la tolleranza al dolore e al disagio, la modulazione dell’attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico e i ritmi di attività-riposo e sonno-veglia.
La presenza della madre, anche senza il contatto tattile, riduce i livelli di stress (e dunque di produzione di cortisolo) quando i giovani primati sperimentano la separazione dai caregiver o la presenza di persone sconosciute.
Oltre alla mera presenza e al contatto fisico, l’attenzione verbale e non verbale del caregiver facilita il modo del bambino di gestire la separazione e altri stressor, senza avere una disregolazione emotiva o comportamentale, e i successivi traguardi evolutivi delle tappe dell’infanzia (ad esempio, autoefficacia, linguaggio, abilità cognitive).
L’attaccamento disorganizzato nei piccoli degli umani è caratterizzato da un mix caotico di richiesta di aiuto eccessivo e dipendenza, isolamento sociale e disinvestimento, impulsività e inibizione, sottomissione e aggressione. Gli studi di neurobiologia hanno riportato elevati livelli di neurotrasmettitori eccitatori proporzionati alla durata del PTSD in bambini maltrattati, nonché alterati cicli di sonno-veglia, oltre a ipoproduzione (se l’abuso continua o se il bambino è depresso) o iperproduzione degli ormoni dello stress (se l’abuso è accaduto nel passato).
Quando le relazioni di attaccamento durante l’infanzia sono distrutte o perse, la coregolazione, il modeling e la guida (necessari affinché i bambini imparino a riconoscere, etichettare e modulare l’espressione comportamentale delle emozioni e degli impulsi) possono essere gravemente compromessi.
Riferimenti
- Courtois, C.A., Ford, J.D. (2009). Treating Complex Traumatic Stress Disorders. The Guilford Press