Il disturbo borderline di personalità e l’autolesionismo
Sebbene tra l’autolesionismo e il disturbo borderline di personalità molti ricercatori abbiano notato una relazione (Bohus, 2016), alcuni survivor che si fanno del male non hanno un disturbo borderline di personalità sottostante (Boldrini, 2017). Inoltre non tutte le persone con disturbo borderline di personalità che si fanno del male hanno avuto un trauma o un abuso sessuale.
L’associazione tra autolesionismo e disturbo borderline di personalità non è quindi sempre valida. Pazienti con un PTSD complex possono presentare autolesionismo e non soddisfare i criteri per il disturbo borderline.
Esistono, infatti, altri fattori che potrebbero motivare le loro azioni, così come nel PTSD. Coloro che si fanno del male possono imitare, ad esempio, qualcosa che hanno visto oppure agire d’impulso, perché si sentono soli, isolati o rifiutati dagli altri, per controllare e gestire la rabbia, l’abbandono e la perdita di controllo. L’autolesionismo, come abbiamo visto, procura sollievo da questi sentimenti o da altre preoccupazioni diventando un’alternativa al dolore emotivo che la persona con disturbo borderline di personalità prova.
Molto frequentemente, le persone con disturbo borderline di personalità − così come abbiamo visto per i survivor nelle news precedenti si fanno del male tagliandosi o bruciandosi. Spesso si feriscono in un modo ritualistico. Entrambi possono anche avere disturbi del comportamento alimentare o abusare di sostanze dannose, quali alcool o droghe. Coloro che abusano di sostanze, come modo per farsi del male, però vanno trattati diversamente dai dipendenti.
Per quanto possa sembrare disgustosa o patologica, l’automutilazione permette di raggiungere lo scopo positivo di aiutare il borderline, così come il survivor, ad affrontare la propria vita e gli eventi dolorosi.